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Ippolito 1993
Sintesi

L’Ippolito è una tragedia di Euripide composta nel 428 a.C. La vicenda è ambientata a Trezene ed è introdotta da una Dea, Afrodite, che racconta l’offesa recatale dal protagonista, Ippolito, figlio di Teseo. Il giovane infatti la rifiuta totalmente vedendola come la peggiore delle divinità e venera invece con tutto sé stesso la dea Artemide, passando ore e ore nei boschi a cacciare, inseguendo un ideale di purezza e verginità. Afrodite, quindi, si vendica facendo innamorare Fedra, moglie di Teseo e matrigna di Ippolito, del ragazzo. Fedra inizia ad essere totalmente consumata dalla passione e finisce per raccontare alla nutrice, che la sta aiutando, la causa del suo grande turbamento. A questo punto la nutrice, credendo di aiutare la propria padrona, va da Ippolito e gli rivela tutto, facendogli però giurare di non dire nulla a nessuno. Ippolito, sdegnato, inizia ad offendere la matrigna; Fedra, di fronte a tale sprezzante ripulsa, invano contrastata dalle donne trezenie che compongono il coro, sceglie di compiere l’atto estremo, il suicidio, ma non prima di aver scritto un biglietto in cui, per vendetta, accusa il figlio di averla violentata. A questo punto Teseo ritorna dall’Ade e, notando il biglietto lasciato dalla moglie esanime, in preda all’ira invoca suo padre, Poseidone, lanciando una terribile maledizione contro il suo stesso figlio. Ippolito, d’altra parte, tenta di raccontargli la verità, ma non può, a causa del giuramento fatto alla nutrice. Quindi Teseo non crede all’innocenza del figlio e lo bandisce da Atene. Mentre Ippolito sta per lasciare la città con alcuni suoi compagni, un toro mostruoso fuoriesce dal mare, fa impazzire i cavalli del ragazzo e fa sì che il carro vada a schiantarsi contro le rocce. Così viene riportato in fin di vita a Trezene dove, “ex machina”, appare la dea Artemide, che racconta tutta la verità a Teseo. Solo allora il re maledirà se stesso, tra le lacrime, e Ippolito gli donerà comunque il perdono, venerando, anche in punto di morte, la sua Dea Artemide.

Medea 1991

Il dramma
in breve

L’Ippolito è una tragedia di Euripide composta nel 428 a.C. La vicenda è ambientata a Trezene ed è introdotta da una Dea, Afrodite, che racconta l’offesa recatale dal protagonista, Ippolito, figlio di Teseo. Il giovane infatti la rifiuta totalmente vedendola come la peggiore delle divinità e venera invece con tutto sé stesso la dea Artemide, passando ore e ore nei boschi a cacciare, inseguendo un ideale di purezza e verginità. Afrodite, quindi, si vendica facendo innamorare Fedra, moglie di Teseo e matrigna di Ippolito, del ragazzo. Fedra inizia ad essere totalmente consumata dalla passione e finisce per raccontare alla nutrice, che la sta aiutando, la causa del suo grande turbamento. A questo punto la nutrice, credendo di aiutare la propria padrona, va da Ippolito e gli rivela tutto, facendogli però giurare di non dire nulla a nessuno. Ippolito, sdegnato, inizia ad offendere la matrigna; Fedra, di fronte a tale sprezzante ripulsa, invano contrastata dalle donne trezenie che compongono il coro, sceglie di compiere l’atto estremo, il suicidio, ma non prima di aver scritto un biglietto in cui, per vendetta, accusa il figlio di averla violentata. A questo punto Teseo ritorna dall’Ade e, notando il biglietto lasciato dalla moglie esanime, in preda all’ira invoca suo padre, Poseidone, lanciando una terribile maledizione contro il suo stesso figlio. Ippolito, d’altra parte, tenta di raccontargli la verità, ma non può, a causa del giuramento fatto alla nutrice. Quindi Teseo non crede all’innocenza del figlio e lo bandisce da Atene. Mentre Ippolito

 sta per lasciare la città con alcuni suoi compagni, un toro mostruoso fuoriesce dal mare, fa impazzire i cavalli del ragazzo e fa sì che il carro vada a schiantarsi contro le rocce. Così viene riportato in fin di vita a Trezene dove, “ex machina”, appare la dea Artemide, che racconta tutta la verità a Teseo. Solo allora il re maledirà se stesso, tra le lacrime, e Ippolito gli donerà comunque il perdono, venerando, anche in punto di morte, la sua Dea Artemide.

Fotogallery
Intervista a
Mariangela Vuolo,
Enzo Signorelli
e Luisa Trunfio

 
Lo spettacolo
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