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Baccanti 2011
Il dramma in breve

Subito dopo lo straniero (Dioniso) si impadronisce della mente di Penteo, ingiungendogli di travestirsi da donna per poter salire sul Citerone e vedere i riti delle donne. Un secondo messaggero narra l'atroce fine di Penteo: le donne, avendolo scambiato per una fiera, si sono avventate su di lui e lo hanno massacrato facendolo a pezzi. Allo scempio ha partecipato anzitutto Agave che, ancora invasata, ha infilzato sul tirso la testa del figlio. Nel finale Agave, scesa dal Citerone, porta con sé il suo macabro trofeo; le si accosta il padre Cadmo che gradualmente la riporta alla ragione. I due piangono la loro sventura.

Dioniso, figlio di Zeus e di Semele, è giunto a Tebe sotto false sembianze mortali; egli intende punire le sorelle di sua madre Semele che dubitavano riguardo all'identità del padre di Dioniso. Il dio, dopo aver invasato le menti delle donne tebane, le spinge sul Monte Citerone, dove ora celebrano riti in suo onore. Dioniso intende anche punire suo cugino, il re Penteo, figlio di Agave, perché si oppone al culto bacchico. II dio esorta dunque le Baccanti, che compongono il coro, a recarsi davanti al palazzo del re. Inizialmente l'indovino Tiresia e il vecchio re di Tebe Cadmo, padre di Semele, si mostrano propensi ad accogliere Dioniso e si accordano per salire sul Citerone. Penteo è invece contrariato, perché le donne di Tebe hanno lasciato le case per aderire alla nuova religione; esse sono guidate da uno straniero, ma il re ne ignora l'identità e non immagina che si tratti proprio del dio. Penteo manda delle guardie che conducono in scena lo straniero incatenato. Dioniso squassa la reggia con un terremoto e si libera dalla prigionia, dopo essere stato rinchiuso nelle stalle dei  cavalli  per  il  suo   atteggiamento   superbo. 

Fotogallery
Intervista a
Mario Quartuccia,
Francesca Biancaniello,
Donatella Gallo, Annalinda Tarantino e Giusy Rabbiolo
Lo spettacolo
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