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Ifigenia in Aulide 1995 
Il dramma
in breve

La flotta dei Greci che deve partire per Troia è bloccata nel porto di Aulide, in Beozia, da venti avversi, per opera della dea Artemide. L’indovino Calcante annuncia che per placare la collera della dea è necessario sacrificare Ifigenia, figlia di Agamennone. Dunque, il condottiero acheo scrive una lettera ingannevole alla moglie Clitemnestra, chiedendole di portare Ifigenia in Aulide con il pretesto di darla in sposa ad Achille. Colto dai sensi di colpa, Agamennone vorrebbe rimediare, annunciando alla famiglia il rinvio del matrimonio. Nel frattempo irrompono sulla scena le giovani donne calcidesi che, incuriosite, osservano l’esercito greco.  Il secondo messaggio viene, però, intercettato da Menelao e a ciò segue un violento diverbio tra lui e   Agamennone,   interrotto   da 

un messaggero che annuncia l’arrivo di Ifigenia in compagnia della madre Clitemnestra e del fratello Oreste. Scoperto l’inganno, Clitemnestra affronta il marito biasimandolo aspramente,  mentre Ifigenia chiede pietà con parole toccanti. Agamennone però è irremovibile: il sacrificio si dovrà fare per ragion di stato. Achille, nel vedere che il suo nome era stato usato per un atto tanto infame, vorrebbe salvare la ragazza, ma l’esercito acheo glielo impedisce. Presa consapevolezza dell’importanza che la spedizione ricopre per i Greci, con un clamoroso cambiamento psicologico, Ifigenia accetta di immolarsi per il bene della sua patria. Ma, proprio nel momento in cui il sacrificio sta per essere compiuto, la dea Artemide salva Ifigenia, sostituendola con una cerva. Il vento torna a spirare, la flotta può finalmente salpare verso Troia. Raffigurata alla luce della profonda  conoscenza dell’animo umano tipicamente euripidea, Ifigenia è disposta a morire per un ideale, e proprio per un ideale che ai tempi del tragediografo era del tutto sbiadito.

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Intervista a 
Paola Rotonda,
Paola Lariccia e 
Giuseppe Pagnotta
Lo spettacolo
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